STORIA

Secondo una leggenda il Ciliegiolo – che deve il suo nome al caratteristico aroma di ciliegia – sarebbe stato introdotto in Italia (per la precisione
in Toscana), intorno al 1870, da pellegrini di ritorno da un viaggio a Santiago di Compostela, in Spagna. Ciò spiegherebbe perché è conosciuto anche come Ciliegiolo di Spagna.  Gli studi di Crespan sostengono una sua sinonimia con l’Aleatico (poi rivelatasi falsa), consentendo di concludere che Ciliegiolo e Aglianicone sono in effetti lo stesso vitigno che evidenzia un rapporto di parentela diretta (del tipo genitore-figlio) con il Sangiovese, escludendo comunque che le due varietà possano essere derivate da autofecondazione una dell’altra. Non avendo sufficienti informazioni storiche non possiamo definire quale dei due sia il genitore. Sono da escludere invece legami del Ciliegiolo sia con l’Aglianico sia con il Montepulciano.

DIFFUSIONE

In Toscana è presente nella provincia di Lucca, nel Chianti e in Maremma, per un totale di circa 800 ettari. È coltivato, in misura minore, anche in Liguria, in Umbria e in Puglia. In Liguria entra nella composizione delle Doc Colli di Luni e Golfo del Tigullio, in Toscana nelle Doc Parrina, Colli Lucchesi, Montecarlo, Val di Cornia nonché nel Chianti e nel Chianti Classico.

È iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970.

VINO

Dà origine a un vino dal colore intenso, corposo, alcolico e morbido, un po’ carente in acidità. I profumi sono dominati dal frutto e da note speziate. In genere è vino da consumo immediato, spesso utilizzato nel taglio con altre uve. Tuttavia esistono versioni in purezza, specialmente in Maremma, di notevole spessore qualitativo. Il Ciliegiolo è particolarmente adatto alla produzione di vini novelli da macerazione carbonica.

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