STORIA
È il vitigno che più di tutti ha partecipato alla storia vitivinicola del Friuli negli ultimi settecento anni. Il primo documento che parla di uva rabiola è del 1299, mentre già nel 1324 si hanno testimonianze scritte sulla sua diffusione in Friuli e in Istria. Nei secoli si susseguono le citazioni, anche se Levi (1877) indica come Ribolla tosse spesso il nome generico dei vini bianchi delle colline friulane, alla cui composizione partecipavano uve diverse.
Ribuele per i friulani e Rébula per gli abitanti della Brda, il Collio sloveno. Fino agli anni Cinquanta era raccolta a maturazione avanzata e se ne ricavava un vino bianco amabile o dolce, torbido e frizzante, bevuto nel periodo delle castagne. Il successo di questa tipologia ha portato erroneamente a definire Ribolla tutti i vini con queste caratteristiche. Oggi si riconoscono tre cloni differenti: il vitigno Ribolla Gialla, il più diffuso; il Ribolla Verde, poco diffuso e qualitativamente modesto, e infine il Ribolla Nera, più conosciuto come Schioppettino, mentre il Rebola Riminese non ha nulla a che vedere con questo vitigno.
DIFFUSIONE
Iscritto al Registro Nazionale delle Varieta di Vite del 1970, è ben presente nella fascia collinare che da Tarcento giunge fino all’Istria attraversando il Carso triestino. Negli ultimi anni ha avuto una buona diffusione anche in tutta la pianura friulana anche se il suo terreno ideale rimane la conca dei terreni di collina della zona di Oslavia, intorno a Gorizia.
VINO
Il vino di annata da uve Ribolla Gialla ha colore paglierino carico tendente al dorato, con profumi delicati nei toni vegetali e floreali; in bocca è abbastanza corposo e segnato da una buona acidità. A Oslavia si sono imposte da tempo vinificazioni con macerazione delle bucce, che danno origine a vini ben strutturati e intensi, di grande finezza e profondità sapida.
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