Le vivaci bollicine degli spumanti si possono ottenere con metodi diversi, ma l’esperienza ha dimostrato che il Metodo Classico della rifermentazione in bottiglia è quello che consente di elaborare le più pregiate.

A patto che si parta da vini base di qualità ottenuti dei vitigni più adatti, si proceda con precise pratiche enologiche e i vini, dopo la presa di spuma, siano affinati a contatto con i lieviti per tutto il tempo necessario affinché sviluppino gli aromi e i sapori migliori e perfezionino il loro raffinato equilibrio.

I vitigni ideali per ottenere vini basi da elaborare con il metodo classico sono lo chardonnay, il pinot nero, il pinot bianco e, praticamente nella sola champagne, il pinot meunier.

L’esperienza e gli studi di donazione compiuti nelle principali regioni spumantistiche, con analisi del terreno, del clima, dell’esposizione e della piovosità di ogni particella divina, hanno permesso di selezionare i cloni dei vitigni e portainnesti più adatti alle diverse zone di coltivazione.

Condizioni climatiche e terreno sono fondamentali per ottenere i grappoli con le qualità desiderate, ma anche la conduzione della vigna gioca un ruolo importantissimo, in funzione della scelta di densità di impianto, tecnica di potatura, resa in grappoli per ceppo, pratiche culturali, epoca della vendemmia, raccolta manuale, trasporto dell’uva, pressatura e tecniche analogiche.

Il primo mosto viene travasato in un tino, nel quale si è preparato una base di lieviti, il pied de cuvee, per innescare correttamente la prima fermentazione alcolica che lo trasformerà nel vino base.

Il vino base, conservato a bassa temperatura (-3°c), viene assemblato (se non millesimato) e destinato, grazie all’aggiunta del liqueur de tirage, alla seconda rifermentazione in bottiglia, diventando un vero e proprio spumante.

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