STORIA
Il termine Trebbiano è usato per identificare un’intera famiglia di vitigni, forse la più grande e diversificata fra quelle conosciute, tanto da raccogliere varietà che non hanno generalmente alcuna affinità fra loro. Sembra che l’origine dei Trebbiani sia antichissima: già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia cita un vinum trebulanum prodotto in agro Trebulanis, ovvero nei dintorni di Capua; alla fine del Cinquecento Andrea Bacci asserisce, nella sua De Naturali Vinorum Historia, che il Trebbiano è da considerarsi originario dell’omonima località situata nel territorio di Luni, nell’antica Etruria settentrionale.
Anche De Crescenzi (1303) parla a un certo punto del Trebbiano, come molti altri esperti di agricoltura in particolare Gallo (1567), Soderini (1596) e Trinci (1726) e come tutti i grandi ampelografi italiani e stranieri dell’Ottocento e del Novecento. Sull’origine del nome bisogna aggiungere le interpretazioni che lo collegano al fiume o alla Val Trebbia, sulle colline piacentine, o ai numerosi paesi chiamati Trebbo o Trebbio sparsi ovunque in Italia. Della grande famiglia dei Trebbiani citeremo le varietà più diffuse e conosciute, che accanto al nome portano un aggettivo o un appellativo geografico che di solito più che la zona di origine indica l’area di maggiore produzione, in questo caso il “Trebbiano Toscano”.
DIFFUSIONE
Diffuso principalmente in Toscana e in Umbria, non è rara la sua presenza anche in Emilia-Romagna e nel Veneto. È uno dei vitigni che tradizione può entrare (pur in piccola percentuale) nella composizione del Chianti. Le Doc della Toscana dove è presente in maniera significativa sono Colline Lucchesi Bianco, Bianco della Valdinievole, Bianco dell’Empolese, Bianco Pisano di San Torpè, Elba Bianco, Val d’Arbia, Bianco di Pitigliano e Montecucco Bianco. Con il Trebbiano Toscano si preparano inoltre diversi Vin Santi, come quello del Chianti e del Chianti Classico, di Carmignano, di Montepulciano e dell’Elba.
VINO
Le vinificazioni in acciaio forniscono un vino paglierino dai profumi tenui e poco marcati. Al gusto risulta mediamente corposo, abbastanza alcolico e piuttosto acido, dal sapore fondamentalmente neutro. Un giusto affinamento in legno può arricchire il vino di gusti e aromi. I Vin Santi sono molto particolari, moderatamente dolci e segnati da sentori evoluti e ossidativi di frutta secca, amaretto e spezie.
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