STORIA
Il Freisa è uno dei più antichi e importanti vitigni diffusi in Piemonte.
Per un certo tempo è stato anche presente in altre regioni del Nord, in particolare Lombardia e Veneto, per poi tornare a essere pressoché esclusivo della regione in cui dovrebbero collocarsi le origini (anche se su questo punto non esistono certezze). Il Nuvolone, nell’Istruzione pubblicata sul Calendario Georgico della Società Agraria di Torino del 1798, classifica questa varietà tra le «uve nere di prima qualità»; ma già quasi tre secoli prima, nel 1517, il Poncolini aveva citato un vitigno detto Fresearum. Nel XVIII secolo si individuano due cloni di Freisa, “piccola” e “grossa”: la seconda è stata assimilata da taluni alla Neretta Cuneese, che è invece varietà ben distinta. Il vitigno è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970.
DIFFUSIONE
In Piemonte il Freisa è diffuso un po’ ovunque, con una presenza più marcata nel Monferrato astigiano e casalese, nel Chierese (Torino) e nell’Albese (Cuneo). È diffuso inoltre in tutto l’arco alpino pedemontano, dal Saluzzese ai colli novaresi, passando per Pinerolese e Canavese.
Fuori dal Piemonte la sua presenza è attestata, in pratica, nella sola provincia di Vicenza. È prodotto come Doc Freisa d’Asti e Freisa di Chieri.
VINO
I vini a base Freisa sono oggetto di divisioni anche profonde tra estimatori e detrattori: i primi sostengono che si tratti mediamente di prodotti di buona qualità, i secondi non ne colgono alcuna virtù.
C’è una ragione nel dissidio: il vitigno è talmente sensibile alle condizioni ambientali e si presta a stili di vinificazione così differenti che i vini possono essere molto diversi: secchi, dolci, tranquilli, frizzanti, molto giovani o affinati in legno e propensi a moderato invecchiamento.