STORIA

Quella dei Moscati è una delle famiglie di vitigni più grandi e variegate tra tutte quelle conosciute. Si tratta anche di una delle varietà più antiche al mondo: i Greci coltivavano l’Anathelicon moschaton, mentre i Romani definivano “apiana” un’uva prediletta dalle api per il suo aroma dolcissimo.

In realtà il nome attuale pare derivare da muscus, muschio, per il forte aroma caratteristico che i francesi chiamano musqué. Il vitigno potrebbe essere stato importato in Italia dall’Oriente, nell’ambito dei contatti e della permanenza dei cavalieri europei nei Paesi del Medio Oriente (in particolare gli Ospedalieri e i Templari), dove si producevano vini aromatici e liquorosi.  Dopo la quarta Crociata, nel 1204, Venezia divenne padrona di Creta e di molte altre isole dell’arcipelago greco, e a partire da quella data cercò di sostituire i vini importati con produzioni “in patria”.

I documenti più antichi che testimoniano la coltivazione del Moscato in Piemonte sono dei primi anni del Trecento, anche se per vedere una sua affermazione sostanziosa si deve aspettare la seconda metà del Cinquecento, quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia decide di limitare ogni genere di importazioni per favorire le produzioni locali. Nell’Ottocento il Moscato arricchisce la sua storia diventando uno dei protagonisti della viticoltura non solo piemontese ma di tutta la penisola. Attualmente in Italia il Moscato Bianco nelle sue molteplici forme è presente ovunque, in misura maggiore o minore: dal Piemonte all’Isola di Pantelleria, questa varietà ha assunto caratteri e denominazioni anche molto diverse.

DIFFUSIONE

In Piemonte è di gran lunga il vitigno a frutto bianco più intensamente coltivato e uno dei principali in molti comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. È presente, anche se sporadicamente, in molte altre zone viticole piemontesi, comprese le aree montane e pedemontane. Nel resto d’Italia è conosciuto e utilizzato per la produzione di vini aromatici (Valle d’Aosta, Oltrepò Pavese, Colli Fuganei, Toscana, Puglia, Sicilia, Sardegna). La sua coltura, al di fuori del nostro Paese, è diffusa in tutto il mondo vitivinicolo. La superficie complessiva coltivata a Moscato Bianco raggiunge in Italia i 30.000 ettari, un terzo dei quali nelle sole colline piemontesi. In oltre cento comuni del basso Piemonte (province di Asti, Alessandria e Cuneo) dà origine alle Docg Asti Spumante e Moscato d’Asti. Interminabile l’elenco delle Doc nazionali in cui rientra il Moscato Bianco.

VINO

Oggi il Moscato Bianco si utilizza perlopiù per la vinificazione, ma come per tutte le uve aromatiche non è infrequente l’uso diretto come varierà da mensa. In Piemonte il risultato più prestigioso si ha sui vini dolci, spesso prodotti in versione spumante, dal colore giallo verdino dai profumi intensi di fiori gialli, agrumi e frutti bianchi, il gusto è gradevolente dolce, pieno e persistente. In molte altre zone d’Italia (soprattutto nel Sud) le uve di Moscato Bianco sono tradizionalmente appassite prima della vinificazione, dando origine a vini molto dolci, grassi, intensi nei profumi che spesso ricordano la confettura di frutta, i fichi secchi e la frutta candita.

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