IL PROTOTIPO DELL’APERITIVO

Un prototipo del moderno aperitivo era già conosciuto e diffuso nella Roma antica: il cosiddetto mulsum era ottenuto miscelando vino e miele ed era offerto ai commensali all’inizio della cena, in concomitanza con la gustus, ossia  l’antipasto. Il miglior mulsum era ottenuto dal mosto ricavato dalla parziale pigiatura di uve provenienti da viti coltivate presso alberi e vendemmiate in giornate secche. A cinque parti di mosto si aggiungeva una parte di miele e, dopo accurata agitazione, la miscela veniva posta in un vaso chiuso per farla riposare per almeno un mese, per poi essere filtrato e posto nuovamente a riposo.

L’etimologia del termine esplicita perfettamente il suo utilizzo: il termine “aperitivo” deriva dal latino aperitivus (ovvero “che apre”), il quale indica quindi una bevanda capace di aprire lo stomaco e stimolare una certa sensazione di appetito. L’utilizzo di una bevanda del genere ha origini molto antiche, risalenti addirittura al IV secolo a.C.; Ippocrate, massima auctoritas della medicina, scoprì che per combattere l’inappetenza era sufficiente somministrare ai pazienti un corroborante dal sapore amaro, ottenuto dall’unione di vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta, grazie alla quale si poteva godere di notevoli benefici.

Il celebre vinum hippocraticum venne tramandato nei secoli, giungendo fino agli erboristi nel Medioevo; furono proprio loro a scoprire che a mettere in moto il meccanismo della stimolazione della fame era proprio la componente amara, aldilà degli ingredienti stessi. Difatti, i principali drink che siamo soliti consumare al giorno d’oggi durante l’ora dell’aperitivo sono soprattutto bitter, caratterizzati da un tipico retrogusto amaro.

L’APERITIVO MODERNO

La storia moderna dell’aperitivo inizia a Torino nel lontano 1786, grazie all’inventiva di Antonio Benedetto Carpano: egli ebbe l’intuizione di aromatizzare il vino con la china, dando così vita al celebre Vermouth, grazie al quale riuscì a conquistare la simpatia del re d’Italia Vittorio Emanuele II; fu proprio il re a nominare il Vermouth Carpano, rinominato poi Punt e Mes, l’aperitivo Ufficiale di Corte, in grado di stimolare l’appetito prima dei pasti e mangiare così con più gusto. La bevanda di Carpano arrivò quindi in tutti i caffè torinesi, dove veniva servita accompagnata da prodotti tipici piemontesi, quali formaggi, salumi e la caratteristica bagna càuda.

Al giorno d’oggi, tra i vini da aperitivo più apprezzati e indicati, emergono specialmente i vini mossi e gli spumanti: freschi, morbidi, effervescenti, possiamo optare per un Prosecco, un Franciacorta o un Trento Doc. Se invece preferiamo un vino fermo, la scelta vira verso vini bianchi aromatici e fruttati, come Chardonnay, Riesling, Gewürztraminer, Müller-Thurgau, Pinot Grigio, tra i più apprezzati del Nord Italia. Spostandoci invece verso gli aromi floreali del Sud, spiccano il Greco di Tufo e la Falanghina, in Campania, e il Grillo, l’Inzolia, il Catarratto e l’Etna Bianco della Sicilia. Per chi non riesce a rinunciare al vino rosso, la scelta ricade su vini giovani, freschi e di medio corpo come il Barbera, il Pinot Nero, il Grignolino, il Lagrein, il Syrah, il Bardolino o il Lambrusco. Infine, per un aperitivo si prestano molto bene anche i vini rosati, al contempo vivaci e mediamente strutturati, come il Negroamaro e il Primitivo Rosato del Salento, ideali per accompagnare taglieri di salumi e formaggi stagionati.

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