STORIA

La culla del vitigno Teroldego sembra essere ubicata nella Valpolicella, dove tale varietà era conosciuta col nome Tirodola, anche se alcuni credono che l’etimologia del nome Teroldego derivi invece dal tirolese Tiroler Gold. Priva di dubbi è invece l’associazione del nome con la località di Teroldeghe, situata nel comune di Mezzolombardo; difatti, il vino viene menzionato all’interno di svariati atti notarili, già a partire dal 1480. Recenti studi sul DNA, dimostrano la parentela del Teroldego con il Lagrein (con cui condivide l’antica discendenza con il Pinot Nero), il Marzemino e la Syrah.

DIFFUSIONE

Il vitigno Teroldego, in primo piano tra i vitigni a bacca nera nel Trentino, ha trovato le proprie ottimali condizioni di sviluppo nella pianura alluvionale di Campo Rotaliano, un triangolo racchiuso nelle Dolomiti; in particolare, le località più vocate, sono in prossimità dei comuni di Mezzacorona, Mezzolombardo e San Michele all’Adige. Non è un vino enigmatico che va per il sottile, anzi, tutt’altro; la ricchezza aromatica lo rende complesso e di impatto. Per di più, il Teroldego è caratterizzato da un’elevata produttività (tanto da riuscire a conquistare, nei secoli passati, l’appellativo di “oro del Tirolo”), a causa della quale è necessario intervenire sulla resa, per innalzare la qualità del vino.

VINO

I tannini eccentrici, il notevole estratto e l’acidità, rendono il Teroldego un vino difficile da gestire, anche tenendo in considerazione il fatto che raggiunge gradazioni alcoliche importanti. Il colore appare scuro, denso, impenetrabile. I profumi, tendenti al fruttato, sono di ciliegia matura, mirtilli e frutti di bosco, spalleggiati da cacao e pepe e impreziositi con note balsamiche e amare di china, liquirizia e rabarbaro. Al palato risulta caldo, ampio, con una notevole struttura e persistenza, in più l’acidità lo rende ludico e dinamico.

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