STORIA

È considerato il vitigno più facile e diffuso della Valpolicella, tanto per la regolarità produttiva quanto per la grande resistenza alle malattie e la buona predisposizione all’appassimento.

Non si hanno notizie antecedenti all’Ottocento; Paronetto individua le prime notizie sul Rondinella nella Monografia agricola della provincia di Verona del 1882. Il suo sviluppo è probabilmente da mettere in relazione con l’introduzione dei portainnesti di piede americano a seguito della fillossera, che ha favorito molti vitigni regolari come il Rondinella. È ritenuto il vitigno migliore per la produzione dei Recioti, grazie alla capacità di accumulare zuccheri. Nonostante l’utilizzo nei vini della Valpolicella non possa superare il 30% della composizione, occupa uno spazio ben più rilevante nelle colture, soprattutto nei casi di viticoltura che sfrutta la tradizionale pergola veronese. Iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970, deve probabilmente il nome all’intenso colore scuro della bacca, simile al nero piumaggio delle rondini.

DIFFUSIONE

La sua presenza, limitata nella provincia di Mantova, è molto rilevante nel Veronese. Qui si trova con grande facilità nei vigneti iscritti all’albo delle denominazioni dell’area occidentale – Bardolino e Valpolicella-, dove entra negli uvaggi consentiti con percentuali variabili tra il 10 e il 40%. Nel 1990 occupava il 50% del vigneto Valpolicella, a testimonianza della lunga tradizione e della grande fiducia dei produttori nell’affidabilità del vitigno.

IL VINO 

Il vino ottenuto ha colorazione rubino intenso, con profumi che ricordano la ciliegia e la violetta. Al palato è di buon corpo, con nerbo acido e tannini che donano agilità e leggerezza. Nonostante l’ampia diffusione l’uva non è quasi mai utilizzata in purezza, ma assemblata alle altre varietà veronesi, in particolare Corvina, Corvinone e Molinara.

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