DIFFUSIONE

La presenza del Molinara sulle colline veronesi è testimoniata fin dagli inizi
dell’Ottocento.

Il suo nome deriva dalla consistente pruinosità che ricopre la buccia, tanto da farla sembrare infarinata: da qui Uva del Mulino, Mulinara o Molinara.

È conosciuto  anche come Brepon e Ua Salà (uva salata) per il peculiare equilibrio che, senza fare risaltare acidità e tannini, finisce per sottolinearne la sapidità.

La fragranza e la trasparenza del colore del Molinara sono proverbiali e queste caratteristiche invece di valorizzarlo hanno finito per essere un limite.

Le recenti tendenze del mercato ad avere vini sempre più cupi e concentrati l’hanno reso quasi inutile o superfluo.

Al contrario la sua attitudine ai climi freschi – in particolare di
collina – gli permette di esprimere una personalità spiccata e di evitare le
produzioni troppo abbondanti della pianura che ne sviliscono il profilo.

DIFFUSIONE

Pur avendo perso l’interesse dei produttori, rimane ampiamente diffuso
in tutta la provincia veronese, all’interno delle Doc Valpolicella e Bardo-
lino.

Rappresenta mediamente il 7% delle uve qui coltivate, con punte
del 10% nei fondovalle e del 4% in collina.

Si trova anche all’interno delle denominazioni Garda Orientale e Valdadige Schiava.

È iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970.

VINO

Quasi completamente abbandonata la vinificazione in purezza, il Molinara continua a essere utilizzato assieme ad altre uve soprattutto per
produzione di Bardolino e Valpolicella (in particolare Amarone e Recio-
to).
Da solo mostra un colore rosso cerasuolo piuttosto scarico e profumi
freschi e fruttati, con note di frutti di bosco in evidenza.
In bocca rivela un corpo leggero, alcolicità e acidità limitate, facendo invece risaltare na marcata sapidità.

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