STORIA

Decisamente remota l’origine di questo vitigno piuttosto diffuso sia in Piemonte sia in Lombardia (così diffuso da non giustificare in buona sostanza il nome…). L’uva rara fa parte di un trittico di vitigni che, insieme, danno origine a un tale intreccio di sinonimie, vere, presunte o false, da confondere facilmente le idee. Nel Novarese, Vercellese e Pavese (tre delle aree di maggiore diffusione) è chiamata localmente Bonarda, ma occorre anche fare attenzione alla variante Croatina, vitigno sì a sé stante dell’Oltrepò Pavese e dei Colli Piacentini (oltre che di diverse aree del Piemonte), ma spesso indicato come Uva Rara. Le prime testimonianze certe della presenza dell’Uva Rara in Piemonte e Lombardia risalgono al IX secoloIl Di Rovasenda (1877) identifica il Bonarda di Gattinara con l’Uva Rara di Voghera. Il Molon (1906) non ci aiuta molto di più, descrivendo il Bonarda e dandoci come sinonimo, sic et simpliciter, l’Uva Rara.

DIFFUSIONE

Limitandoci al solo Piemonte, l’Uva Rara è coltivata nel Canavese orientale e sulle colline biellesi, nell’alto Vercellese e Novarese, sui colli tortonesiPiù sporadica, benché storicamente presente, la sua diffusione nell’Astigiano e in altre aree marginali della provincia di Torino. Iscritta nel 1970 al Registro Nazionale delle Varietà di Vite, entra nella composizione della Doc Boca, Colline Novaresi, Fara, Ghemme, Oltrepò Pavese, San Colombano al Lambro, Sizzano.

VINO

Tradizionale vitigno destinato alla vinificazione ma, soprattutto in passato, era impiegato come eccellente uva da mensa grazie alla moderata acidità e all’elevato contenuto in zuccheri. Se ne ricava un vino dal colore non molto intenso, profumi floreali (viola), scarico di tannino e dal retrogusto amarognolo.

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