STORIA
È lunga e appassionante la storia del Sangiovese, sicuramente uno dei vitigni italici più importanti: ha origini antiche se è vero che, come sostengono alcuni autori, si affermò-con il nome sanguis fovis (Sangue di Giove)- già in epoca etrusca. Le prime notizie sicure sul vitigno sono del 500 e testimoniano che le radici, certamente più antiche, affondano nel territorio dell’Appennino centrale compreso tra Umbria, Marche, Romagna e Toscana. La prima descrizione di un vitigno denominato Sangioveto o Sangiogheto ci arriva da Gianvettorio Soserini (1590) che lo definisce “vitigno sugoso e pienissimo di vino che non fallisce mai”.
Nell’ultimo secolo sono più di 50 le denominazioni di sangiovese utilizzate da storici e ampelografi per designare biotipi differenti dello stesso vitigno. A fare ordine a provveduto l’Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano che, dopo aver analizzato 30 diverse accessioni, ha avanzato le seguenti conclusioni: È giusto distinguere il vitigno in due grandi gruppi, quelli del sangiovese piccolo e del sangiovese grosso, dove la differenza sta nella maggiore o minore grandezza dell’acino.
DIFFUSIONE
Il sangiovese, iscritto al registro nazionale delle varietà di vite dal 1970, è il vitigno a bacca nera più coltivato in Italia: presente in poco più di 70.000 ha di vigneti, occupa circa il 10% dell’intera superficie viticola italiana. Sono più di un centinaio le DOC e otto le DOCG (Chianti, Brunello di Montalcino, Carmignano, Vino Nobile di Montepulciano, Montecucco Sangiovese, Morellino di Scansano, Val di Cornia Rosso, Suvereto) che prendono praticamente tutto il Centro Italia e che prevedono la presenza del sangiovese.
VINO
È molto difficile tratteggiare delle caratteristiche comuni per un sangiovese, tante la differenza di espressione che riesce a dare. Se vinificato in acciaio da origine a un a un vino di notevole freschezza, floreale e leggermente fruttato, abbastanza leggero, equilibrato, asciutto, sorretto da buona acidità e mai troppo scuro nel colore. Se affinato in rovere, dove riesce invecchiare bene anche a lungo, arrotonda i suoi “spigoli” e diventa speziato, robusto, armonico, pur conservando una gradevole astringente, e capace di durare nel tempo.
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