L’azienda Bosco Falconeria sorge nell’area di produzione dell’Alcamo DOC, area da sempre votata per la viticoltura e la produzione di vini, soprattutto bianchi.

TRA AZIENDA E FAMIGLIA

L’azienda, situata in Sicilia, sulle colline sovrastanti il Golfo di Castellammare, è parte integrante della famiglia dal 1933. Allora era un’azienda di circa 12 ettari ad indirizzo prevalentemente vitivinicolo, con una cantina dove nel periodo della vendemmia erano in funzione sette palmenti e lavoravano fino a 30 persone. Le vicende familiari, la crisi dell’agricoltura e il terremoto del ’68 portarono ad un breve abbandono, fino ai primi anni settanta, quando una ristrutturazione trasforma la cantina in rifugio estivo. 

Alla passione di Antonio Simeti, agronomo, si aggiunge la curiosità di Mary Taylor Simeti che tra un articolo e un libro con cui esporta la Sicilia negli Stati Uniti, già all’inizio degli anni ottanta comincia a importare da oltreoceano le prime notizie sull’agricoltura biologica. Così la casa per le vacanze ritorna ad essere una vera e propria azienda: dai 12 ettari iniziali si arriva a quasi 17 e nel 1989 l’azienda, diventata Bosco Falconeria, si converte ufficialmente all’agricoltura biologica.

VITICOLTURA SOSTENIBILE

Il cattivo odore che si sprigiona quando si usano i pesticidi è la prima ragione, forse poco ideologica, sicuramente poco scientifica, per cui la famiglia ha cominciato già negli anni ottanta ad allontanarsi dalla pratica dell’agricoltura convenzionale. Il desiderio di mantenere in vita le diverse specie vegetali presenti nel territorio ha fatto il resto. Salvaguardare la biodiversità, migliorare il terreno attraverso la concimazione verde od organica, e permettere così alle piante, per lo più di varietà locale, di resistere alle avversità climatiche, sono le ragioni della scelta per un’agricoltura sostenibile per l’ambiente e per l’uomo.

La vigne di Catarratto e Nero D’Avola crescono in collina ad un’altitudine di 250 metri sul livello del mare su terreni rossi e calcarei di medio impasto, nutriti con sovesci di erbe spontanee e leguminose. Per più di venticinque papà Antonio ha curato queste vigne secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Facendo un passo indietro, imparando a sottrarsi, a rispettarne l’equilibrio e ad intervenire il meno possibile. Insieme, la nuova generazione, sta imparando a fare lo stesso con il vino. Anno dopo anno, vino dopo vino. Imparando da altri, scoprendo e provando anche in questo ad essere se stessi.

 

 

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