Siamo immersi in una zona suggestiva della Puglia, la Murgia. Un territorio caratterizzato da formazioni carsiche e suoli calcarei e argillosi-calcarei, con le tipiche terre rosse risultanti dalla roccia disciolta. Tutte le uve sono di proprietà e vengono raccolte manualmente in cassette. I vini mirano a rappresentare appieno il carattere della terra delle gravine, una zona ancora inesplorata. Le varietà utilizzate sono: il Primitivo e Negroamaro, la Verdeca, il Montepulciano, il Fiano e lo “sconosciuto” Bianco di Alessano.

TRADIZIONE DI FAMIGLIA

Da un lato, Vito. Giovane vignaiolo, profondamente affezionato ai suoi vigneti e alla sua terra, desiderava creare un vino artigianale come quello di suo nonno, un prezioso ricordo d’infanzia. Dall’altro canto, suo padre Peppino, un viticoltore esperto con anni di esperienza che condivide preziosi consigli e suggerimenti. Grazie a questa unione di passione e competenza, oggi i vini Petracavallo rappresentano l’essenza della tradizione e dell’artigianato. La produzione di vino naturale e artigianale significa rispettare il territorio e la vigna. Guidare l’uva attraverso le fasi di trasformazione con cura e creare una bevanda che racconta una storia unica da gustare. I vigneti Petracavallo seguono metodi tradizionali, evitando pesticidi, con fermentazioni spontanee, un basso uso di solforosa e senza aggiunta di lieviti esterni, enzimi o additivi. È una filosofia artigiana che si adatta al territorio, al clima e alle stagioni, senza ricorrere a processi invasivi.

STORIA DELLA MASSERIA

La masseria ha una storia avvincente, con San Francesco che nel 1220 lasciò l’impronta del suo volto su una pietra durante una sosta presso la masseria Petracavallo. Dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1809, il barone Ferdinando Notaristefano acquistò la masseria e la rinominò in onore di San Francesco, costruendo una cappella dedicata al Santo. Durante gli anni del brigantaggio, la zona fu teatro di eventi notevoli, come il rapimento dell’affittuario Giuseppe Antonio D’Onghia da parte dei briganti, che evidenziò la vulnerabilità della masseria.

Dopo la prima guerra mondiale, la masseria fu acquistata dai fratelli Gennaro e Giuseppe Leogrande nel 1922. La proprietà fu poi suddivisa tra i due fratelli. L’attività agricola e pastorale continuò con un’attenzione particolare all’allevamento di vari animali. Nel 1928, partirono i lavori per allargare la strada Mottola-San Basilio, determinando significativi cambiamenti nella zona. Dopo la seconda guerra mondiale, furono eseguiti importanti lavori di manutenzione e ampliamento. Oggi nella masseria vivono tre famiglie imparentate tra loro: Giuseppe D’Onghia, Diego Ludovico e Gennaro Leogrande, che mantengono viva la storia e la tradizione di questo luogo unico.

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