STORIA

Vi è un intrinseco legame tra le Marche e il Verdicchio, una relazione talmente forte che in ambito viticolo i due termini sono quasi inscindibili. Come sempre tutto affonda nella storia: già alla fine dell’Ottocento il Di Rovasenda (1877) considera il Verdicchio la varietà a bacca bianca più pregiata delle Marche e dopo oltre 120 anni questo concetto può estendersi all’intera penisola. Ma, rispettando l’ordine cronologico, già nell’alto Medioevo ci si imbatte in numerosi atti notarili attestanti donazioni o trasferimenti di proprietà di vigne – con molta probabilità allevate a Verdicchio – a favore dei numerosi ordini religiosi presenti sul territorio.

Occorre aspettare il 1569 per leggere, per la prima volta su testi arrivati fino a noi, la parola Verdicchio; dieci anni più tardi il notaio Niccolò Attucci, di Matelica, usa lo stesso termine per indicare l’uva della sua città. Per quanto riguarda la genesi del nome sembrano esserci pochi dubbi: il colore dell’uva, anche a completa maturazione, non perde mai le sfumature verdoline, trasmettendole al vino.

DIFFUSIONE 

La maggiore diffusione è concentrata nelle Marche, soprattutto in provincia di Ancona, in particolare nei colli attorno alla cittadina di JesiMeno concentrata ma altrettanto significativa appare la sua presenza nell’alta Vallesina, in provincia di Macerata. Concorre a formare le Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica ed Esino Bianco, dove ne è sempre previsto l’utilizzo in purezza. Non rare popolazioni sono presenti in provincia di Ascoli Piceno, dove è ammesso nella Doc Falerio dei Colli Ascolani.

Piccole quantità sono coltivate in Puglia (dove spesso è chiamato Greco), in Umbria, in Romagna (definito come Verdetto) e nei Castelli Romani con il nome Trebbiano Verde. Resta da ricordare l’isola di coltivazione nella zona del Garda Veronose, dove il Verdicchio è utilizzato con il nome Trebbiano di Lugana per la produzione dei vini DOC Lugana e Garda Colli Mantovani Bianco; può entrare anche nella composizione del Soave.

VINO

Dal punto di vista enologico il Verdicchio è un vitigno completo: si ottengono ottimi risultati in tutte le tipologie, dallo spumante (Ubaldo Rosi ne iniziò nel 1857 la coltivazione con il fine di trarne vini mossi) ai vini da dessert, con picchi di livello assoluto nei vini fermi. A lungo è stato fermentato in acciaio e consumato rapidamente, ma a partire dai primi anni Novanta si sono perseguite con successo altre strade: fermentazioni in legno piccolo, in legno grande e vendemmie tardive hanno esaltato la capacità di generare vini di grande finezza olfattiva e di struttura notevole, longevi e complessi, resi eleganti dagli ampi aromi di anice, fiori bianchi e frutti secchi che si ritrovano al gusto, quasi sempre dominato da un delicato ricordo di mandorla e da una ricca sapidità.

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