GENERAZIONI DI VINO 

La famiglia Mastroberardino vive il contesto socioculturale vitivinicolo della Campania da oltre due secoli, in base alle più attendibili ricostruzioni storiche. Le prime tracce della presenza in Irpinia risalgono al catasto borbonico, a metà del Settecento, epoca in cui la famiglia elesse il villaggio di Atripalda a proprio quartier generale, ove sono tuttora situate le antiche cantine, e di lì ebbe origine a una discendenza che legò indissolubilmente le proprie sorti al culto del vino. Dieci generazioni, da allora, hanno condotto le attività di famiglia, tra alterne vicende, come sempre accade nelle storie delle imprese familiari di più antica origine.

SIMBOLO DELLA CAMPANIA

Paladino dei vitigni autoctoni della Campania. Da sempre cura con grande attenzione alla qualità ed alle caratteristiche di vitigni come Aglianico, Fiano, Piedirosso, Greco, Falanghina e Coda di Volpe, utilizzando sistemi di allevamento in vigna e vinificazione in cantina atti ad evidenziare le caratteristiche distintive di ogni varietà. 

Ecco a voi “Mastroberardino”. La sua attività inizia attorno alla seconda metà del ‘700, su un territorio ancora disabitato, l’attuale Atripalda in provincia di Avellino.  La particolare morfologia del terreno con le colline irpine che variano di altezza tra i 300 ed i 600 metri sul livello del mare, assieme ad un microclima che offre sbalzi di temperatura anche di 20 gradi tra giorno e notte, rendono questo territorio unico: tant’è vero che le uniche tre zone DOCG della Campania sono concentrate qui: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi.

Entrando nelle cantine di Mastroberardino, ciò che salta subito all’occhio è la grandezza e la varietà dei suoi prodotti. Dopo aver osservato i macchinari – un impianto da oltre 2 milioni di bottiglie l’anno – utili al processo di controllo, imbottigliamento, etichettatura e supervisione dei vini, ci si addentra nel cuore della cantina. Un universo di botti collocate in tre zone: la parte nuova, quella affrescata, scavata nel tufo e quella antica la cui pavimentazione è ancora costituita dai classici “vasoli” napoletani del 1700. Interessante e pieno di fascino storico e culturale anche il “caveau” con un archivio di oltre 200 bottiglie di annate che raccontano l’intero percorso della famiglia Mastroberardino, con alcuni esemplari, conservati gelosamente, risalenti addirittura al 1928.

CONTINUA SPERIMENTAZIONE

Oggi il testimone è nelle mani del professor Piero Mastroberardino che continua a credere nel tesoro di famiglia e gestisce con maestria le svariate attività. Sono 13 i territori controllati dall’azienda, tutti disseminati per la regione nel solco della lealtà verso il territorio, la valorizzazione di quest’ultimo, tutelando un’identità locale fortissima e alla base del successo pluri-secolare. Sempre nuove sperimentazioni, progetti di recupero e di salvaguardia delle realtà autoctone, massima sinergia tra tutti i collaboratori, con una “mission” ben precisa: esportare nel mondo l’eccellenza dei vini campani e in particolar modo irpini nel rispetto della natura, sposando sempre nuove sfide.

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