Quella di Valentina Passalacqua non è una semplice storia di vino ma racconta una scelta importante, che trasmette coraggio a tutte quelle persone che vivono nella condizione di voler cambiare la propria vita ma sentono il peso della paura del fatidico primo passo.

Laureata alla LUISS di Roma, Valentina Passalacqua decide di avviare la sua carriera da giurista d’impresa che l’avrebbe vista lavorare serenamente per le aziende di famiglia, ma da subito avverte quell’insoddisfazione di chi vive una vita non sua.

Quando era bambina, racconta Valentina, tutto ciò che la circondava era la libertà della natura. Così decide di abbandonare le vesti di giurista e di ritornare alla terra, producendo vino. Un vino che la rispecchiasse, però. Così la scelta di posizionarsi nella categoria dei vini biologici.

Vini figli di questa terra

Incomincia a fare vino costruendo intorno ad esso un’oasi biologica; un angolo in cui lavorare e vivere ha un valore inestimabile, un  progetto che vedeva l’ambiente come protagonista, decidendo di vivere a stretto contatto con la terra e con le vigne, costruendo persino la casa in mezzo ad esse, usando un sistema bioclimatico e architettonicamente compatibile con tutto ciò che lo circonda per ascoltare meglio il flusso delle stagioni, nutrendosi di quel paesaggio.

Il territorio del quale ci parla Valentina Passalacqua è quello del Gargano ed in particolare di Apricena (FG), nel nord della Puglia. È qui che nascono il bombino, la Falanghina e l’aleatico, ma, soprattutto, è qui che nasce il Nero di Troia, vero fiore all’occhiello dell’azienda e del quale Valentina Passalacqua è divenuta ambasciatrice nel mondo, dopo che la rivista internazionale Decanter lo ha dichiarato miglior vino rosso di Puglia.

La scelta dell’identificare l’azienda con il proprio nome è sintomo di quanto Valentina Passalacqua senta suoi i vini che produce.

Sono vini forti, decisi, autentici, spettinati, senza trucco, ridanciani, longevi, capaci di stimolare ricordi come quelli inerenti alle pietre che caratterizzano queste terre, alle brezze marine che, arrivando dal mare, rinfrescano le notti estive, al vento che asciuga le piante; sono vini figli della vite che trae succo dalla sapidità di questo areale posto a 200 metri sul livello del mare, su suoli sciolti, asciutti e poveri. Sono vini che sanno dire grazie al lavoro che ogni giorno compio fra i filari, al sole che scalda di giorno i frutti, alle notti fresche del Gargano che consentono un’escursione termica unica e irripetibile.

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